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Iuventa | Brani dagli scritti degli studenti

Iuventa, dal nome della nave di proprietà dell’ONG tedesca Jugend Rettet (in latino “gioventù che salva”), è forse il documentario, di quelli propostici, che più mi è piaciuto anche per la stretta connessione tra la mia età e quella dei protagonisti. Infatti, Iuventa racconta di un gruppo di giovani berlinesi che, al posto di passare la solita estate spensierata, decidono di imbarcarsi per salvare i migranti dispersi nel mare Mediterraneo. Purtroppo, non tutto va secondo i loro piani e vari ostacoli si presenteranno nel loro tragitto ma, visto che il finale mi ha sorpreso, non voglio fare anticipazioni e lascio allo spettatore il piacere di godere di questo documentario, molto veloce, avvincente e per niente ripetitivo. Davvero particolare è la prima scena dell’incontro con i gommoni: i bravi ragazzi tedeschi pronti ad agire secondo i piani dovranno loro stessi sorprendersi per i legami umani che si formeranno con tutto “l’equipaggio salvato”, dando un aspetto molto più umano a tutta la vicenda e a tutto il documentario. (Rachele Russo, Liceo Statale “Des Ambrois”, Oulx)

Iuventa, documentario girato da Michele Cinque, segue, negli anni 2016 e 2017, il progetto umanitario "Jugend Rettet", organizzato da giovani studenti europei per salvare i migranti che tentano la fortuna attraversando il Mediterraneo. Il regista documenta le azioni di salvataggio, le visite mediche, le traversate in nave, la vita a bordo della nave dall'inizio della prima missione sino al suo sequestro, e il ritorno a Berlino dopo la fine della missione. Pe le loro azioni, i partecipanti al progetto subiscono un'inchiesta sull'immigrazione clandestina ma non sono mossi da cupidigia o da desiderio di guadagno bensì da solidarietà e dal rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo. (Marta Raco, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Iuventa ci mostra la storia di alcuni giovani, in fin dei conti inesperti, che decidono di lasciare tutto per salvare chi fugge dall'Africa verso l'Europa. Il loro sogno non è così semplice da realizzare poiché devono fare i conti con una dura realtà. In questo film viene raccontato il meccanismo di funzionamento di una ONG che si occupa di salvare vite e che viene per questo condannata dalla magistratura, a causa di una legge relativa all’immigrazione clandestina. Lo sguardo di Michele Cinque non si limita a documentare i salvataggi dei migranti recuperati dalle acque, con scene molto forti, ma si occupa anche di spiegare quanto lavoro, impegno e tempo ci sono dietro a queste imprese. (Caterina Littardi, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Iuventa è un documentario di Michele Cinque frutto di una collaborazione tra Italia e Germania. Il documentario mostra la nascita e le vicissitudini della Iuventa, un peschereccio adibito da una ONG tedesca al recupero di migranti nel Mediterraneo.[…] Visivamente è un film curato solo in alcune parti, mentre in altre è molto più “grezzo” e frenetico, soprattutto nei momenti più difficili dei soccorsi. Nel complesso, è molto avvincente. Si percepisce l'interesse del regista al tema che sta affrontando, tanto che la fluidità della narrazione può essere paragonata a quella di un film di finzione. (Margherita Bouvier, Liceo Statale “Des Ambrois”, Oulx)

"Jugend Rettet”, traducendo, vuol dire “Gioventù che salva”. Il nome dell’ONG appare anche come una descrizione del progetto che essa porta avanti, nato da alcuni ragazzi diversi tra loro ma accomunati dallo stesso obiettivo: spingersi nel Mediterraneo per salvare, a bordo della nave Iuventa, coloro che fuggono dalla guerra, per trovare salvezza e pace in Europa. Il loro obiettivo è utopico mentre le cose contro le quali dovranno poi battersi sono anche troppo reali. Il film si sposta progressivamente dal piano immaginario a quello reale. Dal progetto, alimentato da sogni e speranze, si passa alle scene sui barconi, al vivo dell’azione, con gli attivisti che si trovano faccia a faccia con la realtà. Il sentimento dei salvati invece è opposto, dalla cruda realtà alla nave, in cui vedono una possibilità di salvezza e di realizzazione dei sogni per i quali si sono lanciati in mare aperto. (Alice Nocetti, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Quello di Michele Cinque è un documentario molto particolare dal momento che mette in evidenza non solo il punto di vista di coloro che si trovano in una determinata situazione di difficoltà ma anche il punto di vista di coloro che cercano di andare incontro a queste persone. (Francesca Kanina, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Il regista non si concentra su un singolo personaggio a bordo, ma sulla collettività, sull’insieme delle persone, tra le quali non esistono schieramenti e fazioni opposte ma soltanto squadre che tendono la mano l’una all’altra: c’è chi, a bordo, prende coscienza della tragedia che si consuma quotidianamente nel Mediterraneo e chi su quella nave trova la salvezza. Nell’arco di un anno e mezzo di riprese, il film compie un viaggio che inizia in atmosfere estive per poi approdare all’inverno. I giovani protagonisti, in seguito al salvataggio di un totale di 2000 persone in varie missioni e al sequestro della loro nave, fanno ritorno a Berlino, con la consapevolezza di aver dato il proprio contributo alla soluzione di grandii problemi socio politici; ma la certezza di volersi rimettere in azione non appartiene a tutti. (Elisa Francesconi, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Il documentario di Michele Cinque pone a confronto diretto i ragazzi che hanno deciso di affrontare in prima persona il problema dei migranti e del loro traffico e la speranza negli occhi di coloro che approdano a bordo della Iuventa, raccontando come l’esperienza del salvataggio cambia la vita anche ai ragazzi che la compiono. Così, i dialoghi tra i salvati e i salvanti permettono allo spettatore una riflessione approfondita sul tema da un punto di vista concreto ed emotivo ed evidenziano le difficoltà politiche che vi sono dietro questo afflusso di uomini che partono dall’Africa per cercare una vita migliore. Il tutto è visto dal punto di vista degli europei che sono disposti ad aiutare i migranti, e che non desistono neanche dopo le accuse, rivolte alla ONG, di favoreggiamento per l’immigrazione clandestina e dopo il sequestro dell’imbarcazione. Inoltre, in molte scene che non sembrano quasi influenzate dalla presenza di telecamere, vengono riprese le preparazioni e le difficoltà precedenti all’azione di salvataggio vera e propria, le quali mettono lo spettatore a conoscenza delle complicazioni presenti nel compiere una pratica simile e delle difficili riflessioni riguardo al tema delle migrazioni in Europa che la precedono. (Caterina Traversa, Liceo Statale “Des Ambrois”, Oulx)

Questo film fa riflettere su quanto lavoro, sofferenza e dispendio di tempo ci siano dietro a queste delicate ma importanti imprese di salvataggio. Noi non sempre conosciamo tutta la storia, e forse anche per questo motivo non dovremmo giudicare, ma imparare a conoscere e a informarci. Questo film racconta con dolcezza anche l’amicizia che nasce tra i migranti e i ragazzi che decidono di aiutarli, perché spesso l’umanità vera va oltre a ogni tipo di giudizio e difficoltà. (Alessia Orengo, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Il film diretto da Michele Cinque mostra persone che, spinte da un grande sentimento di umanità e riconoscendo la necessità di agire per portare aiuto ai migranti, hanno avuto la forza di fondare una loro ONG, attuando missioni concrete nel Mediterraneo in soccorso a migliaia di migranti. Il documentario racconta la loro storia e lascia spazio anche ai visi e ai racconti di chi salvano, mostra le difficoltà di questi giovani nel portare avanti un progetto così ardito, le accuse di complicità con i trafficanti di esseri umani e i processi che devono affrontare. Ma questi ragazzi credono nella giustizia delle loro azioni e non si arrendono. Il film, infatti, si conclude con la manifestazione anti-razzista di Berlino del 16 settembre 2017, che è un invito a responsabilizzarsi, un grido per la necessità di un cambiamento. (Anna Granero, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Iuventa è la storia di come anche un gruppo di studenti, organizzati e mossi da uno spirito di solidarietà, possa contribuire alla causa umanitaria nel Mediterraneo. Il film mette in risalto le difficoltà che questi ragazzi devono affrontare: le accuse di immigrazione clandestina e addirittura un processo. È la dimostrazione, tuttavia, di come una associazione di ragazzi non possa aiutare da sola la causa umanitaria, senza l'intervento delle nazioni in Europa, che si devono impegnare per risolvere questa piaga mondiale. (Luca La Mura, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Questa storia mette in luce la bellezza e la soddisfazione nel salvare delle vite umane ma anche la nostra fortuna nel non dover essere costretti a vivere in un mondo di terrore e guerre come purtroppo succede in molte parti del mondo. (Alice Rossi, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Le sette spedizioni della "Iuventa" hanno rappresentato un grande aiuto nella situazione del Mediterraneo. Il documentario, però, mostra anche come un'organizzazione non governativa da sola non possa fare miracoli perché sarebbe necessario che tutti gli stati europei si attivino per trovare una soluzione. Le sole organizzazioni private, anche con tutto l’impegno e la tenacia del mondo, non potranno mai risolvere un problema così grande. Il vero aiuto deve nascere dunque dall’Europa. (Emilia Abellonio, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)

Un film che dà la possibilità di comprendere un dramma che sta devastando l'intera umanità. (Elena Rambaldi, Liceo Statale "Aprosio", Ventimiglia)